Secondo Boston Consulting Group, una delle più grandi società di consulenza al mondo, la ricchezza finanziaria globale, nel 2022, è diminuita di circa il 4%, $ 255.000 MD. Una cifra comunque inferiore al debito globale, che gli ultimi dati danno a circa $ 300.000 MD. Al dato su cui hanno influito diversi fattori, come il cattivo andamento dei mercati finanziari, che hanno vissuto un anno tra i peggiori che si ricordino, la forte crescita dell’inflazione e il repentino aumento dei tassi. Di contro, è aumentato il valore degli “asset reali” (immobili, arte, gioielli, antiquariato etc), che ha raggiunto il valore di $ 261.000 MD (+ 5,5%).
La ricchezza complessiva, quindi, nonostante le difficoltà, vere o presunte, in cui ci troviamo, continua a crescere, anche se, presumibilmente, con differenze enormi tra le varie aree geografiche e i vari Paesi, oltre che tra le varie classi sociali, con una concentrazione sempre più fortenelle classi più abbienti. Da qui il paradosso di una ricchezza che cresce con il contestuale aumento dei poveri. Per averne contezza basta pensare al nostro Paese: ad oggi si contano circa 5,6 ML di persone in condizioni di povertà assoluta e 8 ML in povertà relativa.
Una delle cause principali va ricercata senza dubbio nell’elevata inflazione. Ben sappiamo, infatti, come sia una “tassa iniqua”, colpendo in maniera molto più pesante le classi meno abbienti, il cui reddito va nella quasi totalità a coprire le spese di prima necessità, spesso quelle che hanno avuto il maggior incremento percentuale. Da qui la necessità e l’urgenza di tornare a valori più “gestibili” (il “famoso” target del 2%, ormai il “mantra” delle Banche Centrali).
Per quest’anno Bankitalia stima una media del 6% (il livello in cui eravamo tra maggio e giugno), destinato a scendere al 2,3% l’anno prossimo e poi al 2% nel 2025, con quella “di fondo”, stimata, per quest’anno, al 4,5%, destinata anch’essa a calare al 2%.
Parlare di inflazione inevitabilmente porta a parlare di crescita.
Per quest’anno sempre Bankitalia prevede che possa essere dell’1,3%, nonostante il 2° trimestre non abbia ripetuto l’ottimo andamento dei primi 3 mesi; per i prossimi 2 anni, dovremmo attestarci rispettivamente allo 0,9 e all’1%.
Si confermerebbe, quindi, un rallentamento, anche se la temuta recessione non andrebbe a scalfire, più di tanto, la nostra “conforte zone”.
Non mancano, comunque, i fattori di rischio. Il più grave potrebbe riguardare i conti pubblici, su cui pesa un fabbisogno che continua a crescere. Nei primi cinque mesi dell’anno è già aumentato di € 46 MD, cosa che ha costretto (e presumibilmente continuerà a costringere) il Tesoro a fare ricorso a nuove emissioni di debito (per il quale il nostro Paese paga uno spread superiore a tutti i Paesi europei, superiore di 50bp circa anche alla Grecia…). Se ci aggiungiamo entrate tributarie in calo, a causa di un’evasione sempre difficile da arginare, ecco che otteniamo numeri che non possono lasciare tranquilli e che inducono a pensare che alcune affermazioni di questi giorni vadano “derubricate” all’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni europee.
Questa mattina chiusi i listini giapponesi e di Hong Kong (quest’ultimo a causa dell’arrivo di un tifone).
Unico mercato del Pacifico aperto (oltre a Seul, che perde lo 0,5%) è Shanghai, in calo di circa l’1%.
Futures ovunque in discesa, con perdite intorno allo 0,20-0,30%.
In discesa il petrolio, con il WTI che torna sotto i $ 75 (74,47, – 1,35%).
Gas naturale a $ 2,552 (+ 0,39%).
Oro a $ 1.958,20 (- 0,40%).
Spread che riparte da 167 bp, con il rendimento del BTP al 4,17%.
Bund al 2,50%.
Treasury Usa stabile al 3,82%.
€/$ a 1,123.
Bitcoin a $ 30.287.
Ps: un’icona della musica e del cinema (ma anche della moda) se ne è andata. E’ morta, infatti, ieri a Parigi Jane Birkin, cantante e musicista che ha segnato un’era. Al punto che una delle borse più ambite e “griffate” al mondoporta il suo nome. Un privilegio quasi unico, come molte donne sanno…